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Medicina occidentale e Medicina Tradizionale Cinese si incontrano: la storia di un premio Nobel

 

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Questa è la storia di Tu Youyou, dodicesima donna e primo medico cinese ad aggiudicarsi nel 2015 il premio Nobel per la Medicina, ma soprattutto la prima ad aver raggiunto questo obiettivo attraverso una ricerca che affonda le radici nella Medicina Tradizionale Cinese.

Tu Youyou nacque nel 1930 a Ningbo, una città della costa orientale della Cina. Il papà, impiegato di banca, e la mamma, casalinga con altri quattro bambini a cui badare, le permisero di frequentare le migliori scuole della regione ma, a un certo punto, il suo percorso di apprendimento dovette subire una battuta d’arresto quando a 16 anni contrasse la tubercolosi, potendo riprendere gli studi solo due anni più tardi.

La malattia segnò fortemente la ragazza che decise di intraprendere la carriera medica per poter, un giorno, curare non solo se stessa ma anche altre persone. Dopo la laurea presso il Dipartimento di Farmacologia della Peking University School of Medicine, Tu Youyou iniziò a lavorare per l’Accademia di Medicina Tradizionale Cinese.

Tra gli anni '60 e '70, in piena Rivoluzione Culturale Cinese, Tu era nel pieno della carriera: un'epoca in cui in Cina intellettuali e scienziati erano osteggiati e le pubblicazioni accademiche, proibite.

La Repubblica Popolare Cinese di Mao Zedong aveva però una necessità pressante: quella di salvare dalla malaria uno dei suoi pochi alleati politici, il Vietnam del Nord, all'epoca in guerra con Stati Uniti e Vietnam del Sud. Il capo dei vietnamiti del Nord HoChi Minh, infatti, preoccupato dal gran numero di soldati che morivano di malaria al fronte, nel 1967 chiese aiuto alla Cina. Dalla fine della Seconda guerra mondiale in poi l’antimalarico più utilizzato era la clorochina, un composto di sintesi ottenuto dal chinino e privo dei pesanti effetti collaterali di quest’ultimo, che però stava iniziando a dare i primi fenomeni di resistenza, permettendo alla malaria di mietere più vittime tra i soldati di quanto non facessero i combattimenti con il nemico.

Per provare ad aiutare il proprio alleato a bloccare l'epidemia, Mao organizzò un progetto di ricerca segreto dal nome enigmatico di 523 (un "codice" che indica semplicemente la data di inizio delle ricerche: 23 maggio 1967). Per due anni centinaia di scienziati analizzarono con ogni mezzo ogni molecola sintetica conosciuta, ma non riuscirono ad ottenere risultati significativi.

Poiché per millenni la Medicina Tradizionale è stata la principale fonte di rimedi per curare i cinesi, il leader cinese, privo ormai di soluzioni alternative e quasi alla disperazione, si rivolse all'Accademia di Medicina Tradizionale di Pechino e Tu YouYou fu incaricata di seguire il progetto.

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Il compito era tutt’altro che facile: «Quando iniziai, erano già stati testati 240 mila composti in Cina e negli Stati Uniti, senza raggiungere alcun risultato positivo» ha spiegato Tu in un'intervista.

Per osservare di persona gli effetti della malaria, Youyou fu mandata nella regione meridionale dello Hainan, devastata dall'epidemia dove vide molti bambini all'ultimo stadio della malattia morire molto velocemente, se possibile questo aumentò la sua tenacia e la sue determinazione, quindi, senza perdersi d’animo, aiutata dai suoi assistenti, recuperò più di 2.000 ricette di Medicina Tradizionale Cinese, elaborando quasi 400 preparati naturali da testare su topi contagiati dalla malattia.

All’improvviso ed in maniera quasi inaspettata uno di questi preparati, consigliato in una ricetta di 1.600 anni prima, mostrava una certa efficacia contro le febbri a intermittenza della malaria, ma non riusciva a funzionare fino in fondo; si trattava di un estratto di artemisia annuale (Qinghao - Artemisia annua), una pianta erbacea originaria della provincia cinese dello Hunan).

Questa erba (letteralmente l’erba “verde-blu”) era tra le più citate nelle cronache mediche e nei testi antichi cinesi e il principio curativo che ne veniva estratto, dal nome qinghaosu, era menzionato già nei “Rimedi per le 52 malattie”, un rotolo ritrovato nella tomba di Mawangdui della dinastia Han risalente al 168 a.C., dove veniva consigliato come antipiretico e antiemorroidale. Nel 340 d.C. la ricetta veniva ripresa dall’alchimista Ge Hong nel suo Zhou Hou Bei Ji Fang (“Manuale di prescrizioni per trattamenti di emergenza”) mentre il famoso naturopata Li Shizhen nel 1597 la raccomandava come antidoto contro febbri e brividi.

Grazie allo studio di questi testi antichi Youyou ebbe l'intuizione che la portò al successo: si accorse che far bollire l'artemisia in acqua finiva per danneggiarne il principio attivo e provò quindi ad utilizzare un solvente diverso, che bollisse a 35 °C. Il nuovo decotto dimostrò di funzionare al 100% su topi e scimmie.

Youyou provò su se stessa e su due collaboratori il nuovo preparato per escludere effetti collaterali sull'uomo e dopo poco, scongiurate controindicazioni, il decotto fu testato su lavoratori che avevano contratto la malaria durante la permanenza in aree a rischio: dopo 30 ore dall'assunzione, la febbre diminuiva e i parassiti sparivano dal loro sangue.

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Si dovette aspettare il 1972 per estrarre in forma di cristalli il principio attivo, che fu battezzato “artemisinina” e che fu annunciato al mondo occidentale nel 1979. Finalmente si disponeva di un antimalarico perfetto: estremamente efficace e con nessun segno di resistenza.

Gli esperti occidentali continuarono a ignorare per anni la scoperta fino a quando una multinazionale farmaceutica, la Novartis, iniziò a produrre il farmaco.

Rimaneva ora da svelare il mistero su chi ne fosse stato lo scopritore; durante la rivoluzione culturale, infatti, era vietato dare risalto ai singoli individui e la prima pubblicazione ufficiale sul Ke Xue Tong Bao del 1977 riportava solamente che gli autori appartenevano al “Qinghaosu Antimalaria Coordinating Group”. Tale mistero è stato svelato solo recentemente quando, nel 2011, Youyou Tu ha ricevuto il prestigioso premio della Fondazione Lasker-DeBakey (considerato il Nobel statunitense) per la scoperta dell’artemisinina.

Il Premio Nobel vero e proprio le è stato assegnato il 5 ottobre 2015 all’età di 84 anni.

Questo “dono della medicina tradizionale cinese regalato al popolo del mondo” – come l’ha definito la stessa scienziata – ha in sé una portata rivoluzionaria che è contemporaneamente scientifica e culturale. È il risultato di un lavoro di ricerca ibrido, che ha consentito nuove esplorazioni e applicazioni della Medicina Tradizionale Cinese grazie agli approcci scientifici moderni.

Il lavoro di Tu Youyou ha spinto gli scienziati a rivalutare i rimedi antichi a base di erbe per lo sviluppo di nuovi farmaci. Le ricerche sulla pianta che cresce sul suolo cinese sono aumentate. Per Tu “la scoperta dell’artemisinina può ispirare ad affrontare la ricerca attraverso l’integrazione di discipline diversificate”.

Il suo è un percorso unico, che ha avvicinato l’Oriente all’Occidente.

 

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